lunedì 2 maggio 2016

Vampiri? Paura e desiderio del ritorno tra mito, fiction e scienza

Lo scorso 9 aprile, nelle sale del Mufant (Museo del Fantastico e della Fantascienza di Torino), si è tenuto l’incontro Vampiri? Paura e desiderio del ritorno tra mito, fiction e scienza, con gli interventi di Massimo Centini e Franco Pezzini, e con l’inaugurazione della mostra dell’artista inglese Andrew Turner.

Dopo la presentazione dei padroni di casa Silvia e Davide, prende la parola Massimo Centini, antropologo e autore di alcuni saggi sul vampiro (tra cui Il vampirismo, Xenia Edizioni). L’intervento di Centini è incentrato sul tema della paura dei morti, una paura trasversale a tutti i popoli, che nasce, secondo Freud, dal senso di colpa che i vivi hanno verso i defunti. Nel 1907, Hertz schematizzava alcuni passaggi rituali: morte – sepoltura – lutto – concetto di anima – aldilà. Questi passaggi hanno la funzione di placare il morto e di addolcirgli il trapasso, scongiurando in tal modo la possibilità che «ci venga a tirare i piedi nel sonno». La paura di vedere il defunto, che è anche una speranza, più o meno confessata, si manifesta con visioni, stati di coscienza alterata, apparizioni. Segno di questa paura sono le “sepolture anomale”, praticate fino al Settecento, con cui i cadaveri subivano vari trattamenti, come la rottura del collo, il taglio dei piedi e delle gambe, l’inserimento di mattoni nella bocca... Pratiche che sono chiaramente frutto della superstizione. Ma fede nell’aldilà e spiritismo, secondo lo scettico Centini, sono entrambe risposte al sentimento di paura e desiderio del contatto con i defunti. D’altra parte, lo stesso Lombroso, dopo le sue esperienze con la medium Eusapia Palladino, parlando di spiriti e aldilà, dovette ammettere che «forse qualcosa c’è».
Arriva il momento del saggista e vampirologo Franco Pezzini, che propone un excursus storico sulle diverse incarnazioni del vampiro tra letteratura e cinema, definendo questa figura dell’immaginario come un termine intermedio tra i due estremi rappresentati dall’evanescente fantasma e dal fin troppo concreto zombie: il vampiro è, forse più di queste creature fantastiche e più di ogni altra, espressione della modernità. Dopo i primi passi letterari, risalenti a metà Settecento, questa figura fu giocata in chiave poetica da Goethe, Keats e Coleridge. Passando dal Vampiro di Polidori e dal Varney, Stoker ne sintetizzò tutte le precedenti declinazioni. Dracula, complici le versioni teatrali, diede al vampiro un fascino sensuale, in particolare con le interpretazioni di Lugosi, Lee e Langella. Nel periodo d’oro della Hammer, racconta Pezzini, alcune ragazze sembra lasciassero le finestre delle loro stanze aperte durante la notte con la speranza di una visita di Dracula/Lee. Con Anne Rice ci fu una svolta importante: finalmente era il vampiro a raccontare se stesso e non i suoi nemici. Matheson poi esplorò le conseguenze del contagio vampirico esteso su scala globale. Con la recente saga di Twilight, il vampiro diventa “politically correct”, portavoce di uno «yes, we can». Ma in questo caso non siamo più nel campo dell’horror o del fantastico, quanto piuttosto in quello dell’urban fantasy o del meraviglioso, per dirla con Todorov. Che Twilight sia il crepuscolo del vampiro? Pezzini sostiene di no, perché questa figura ancora ci parla di morte, di eros, di indecidibilità esistenziale, delineandosi come un’eccezionale «supermetafora del fantastico».
A questo punto viene inaugurata la mostra di Andrew Turner, artista inglese portatore di un ricco immaginario gotico-fantastico.

La cornice del Mufant si rivela quanto mai adatta all’evento (qui una galleria fotografica). La collezione, infatti, presenta non poche chicche per gli appassionati di horror e vampiri. Oltre a sezioni dedicate alla fantascienza e alle serie tv di culto, come X-Files e Buffy, si può ammirare un’ampia selezione di riviste pulp, da “Weird Tales” ai fascicoli del “Romanzo d’avventure”, di action figures, di illustrazioni originali e di un intero “Halloween village” di Nightmare Before Christmas. Non mancano, poi, scaffali e modelli dedicati alle icone dell’orrore: la mummia, Frankenstein, il fantasma dell’opera e, ovviamente, Dracula. Un Museo unico nel suo genere in Italia, consigliato a chi fosse di passaggio nel capoluogo piemontese.

Risorse Web:
Mufant - Museo del Fantastico e della Fantascienza
Pagina FB del Mufant
Pagina dell’evento
Franco Pezzini: Cercando Carmilla, The Dark Screen, Peter & Chris
Libera Università dell’Immaginario
Massimo Centini: Il vampirismo
 

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