martedì 16 giugno 2015

Fabio Lastrucci, "L'Estate Segreta di Babe Hardy"

Titolo: L’ESTATE SEGRETA DI BABE HARDY
Autore: FABIO LASTRUCCI
Anno: 2014
Edizione: DUNWICH EDIZIONI
Copertina: ANDREA PIERA LAGUZZI
ISBN: 978-88-9836-131-1
Pagine: 254
In questi ultimi tempi abbiamo più volte segnalato il nostro disappunto trovando, negli scaffali dedicati al genere horror delle librerie di grande distribuzione, quasi esclusivamente romanzi appartenenti a quella che lo stesso Stephen King definisce “pornografia per adolescenti “(Dr. Sleep p.253). Per essere più chiari, seppur un po’ vigliacchi, ci nascondiamo dietro l’autorevolezza del il Re del brivido: “In quei libri, le ragazzine flirtavano con lupi mannari, vampiri o addirittura zombie, ma non si trasformavano quasi mai in simili creature.” (Dr. Sleep, p.253).
A fronte del successo di quest’appiccicosa melassa venduta come da orrore, è difficile trovare scrittori che osino proporre qualcosa di diverso e, sopratutto, editori che affrontino il rischio di pubblicarli ma, per fortuna, c’è l’eccezione che conferma la regola. La casa editrice Dunwich, fin dagli esordi, ha dato alle stampe romanzi horror davvero pregevoli pubblicando autori italiani (Nicola Lombardi e Pietro Gandolfi per fare qualche esempio) dai quali le autrici d’oltreoceano avrebbero molte cose da imparare. L’unico problema è che la versione cartacea di questi romanzi è presente solo in librerie specializzate o acquistabile on-line, quindi poco visibile a chi non segue assiduamente il genere horror.
Uno di questi autori temerari della scuderia Dunwich è Fabio Lastrucci che, tenendosi alla larga dalle moderne scuole superiori infestate di creature soprannaturali, è andato a scovare i vampiri nella Hollywood degli anni ’30, più precisamente nei panni degli attori Oliver - Babe- Hardy e Stanley Laurel, conosciuti in Italia come Ollio e Stanlio.

Gli attori e i registi di Hollywood conducono un tenore di vita da privilegiati, quasi ogni sera sono invitati a party esclusivi dove, insieme a fiumi di champagne, scorrono anche pettegolezzi e intrighi sentimentali. Negli ultimi tempi, però, negli eleganti salotti si aggira anche un oscuro morbo particolarmente contagioso che porta, chi ne è afflitto, a bramare di nutrirsi di sangue umano, rifuggire la luce del sole e un’incredibile spossatezza durante le ore diurne.
Del duo comico Laurel & Hardy il primo ad essere contagiato è Oliver ma non passerà molto tempo prima che si avventi sulla giugulare del partner e amico rendendolo complice di un’avventura ben più bizzarra di quelle che sono abituati a recitare sul set.
Mentre i due cercano di liberarsi di quella che pensano sia una maledizione (probabilmente portata dall’Europa da quel bizzarro attore ungherese Lugosi che, guardacaso, interpreta Dracula), attenendosi alle disposizioni di ciarlatani che si spacciano per maghi, devono fronteggiare le necessità pratiche della vita quotidiana e familiare nonché evitare di incontrare un cacciatore di vampiri sulle loro tracce e affrontare Arthur Jefferson, il padre di Stanley, giunto dall’Inghilterra per convincere il figlio a dedicarsi al teatro.

Fabio Lastrucci ci conduce in quest’ucronia con un linguaggio dal forte impatto evocativo, da bravo regista distribuisce, al momento giusto dissolvenze, colpi di scena e flashback catapultando il lettore nel patinato universo Hollywoodiano senza però dilungarsi in prolisse descrizioni, così la lettura è scorrevole, veloce e priva di noiosi punti morti.
Leggendo il romanzo anche i lettori più giovani possono avvicinarsi a queste icone del cinema sentendole vicine come chi ha avuto modo di vedere la trasposizione televisiva delle vecchie pellicole.
Paradossalmente, la vicenda di Stanlio e Ollio vampiri, o meglio nonpiri come preferiscono autodefinirsi, li rende più umani e “moderni” grazie alla vivacità con cui l’autore riproduce i dialoghi. Ecco un assaggio: “Mordermi sul collo? Ma sta scherzando, e che problema c’è? Cazzo se mi fa un autografo può anche ficcarmi un tacchino nel culo! Lei è Oliver Hardy. Gente, sto discutendo con Oliver Hardy in persona!” (capitolo 11).
Questa sottile ironia pervade tutto il romanzo, esilaranti i paragoni del vampirismo con la società del tempo: «E se fosse qualcuno tipo quel professore del film Dracula? Capisci, se fosse un cacciatore di vampiri in cerca di vendetta?» Il regista lo squadrò con un misto di pena e disgusto. «Peggio. Potrebbe essere un fottuto giornalista Hardy. Quella è gente che t’impala per davvero… (capitolo 17).
La coraggiosa scelta di Lastrucci non solo rappresenta una novità nel panorama della letteratura vampiresca, si tratta di una delle rare parodie horror capaci davvero di divertire e spaventare il lettore, nonché il frutto di un accurata documentazione rielaborata in modo da poter essere fruibile e apprezzabile per il pubblico d’oggi.
Una nota di merito va anche all’illustrazione di copertina, un delizioso distillato di humor nero che contribuisce a rendere ancor più accattivante il romanzo.

Risorse Web:
Pagina Facebook di Fabio Lastrucci
Dunwich Edizioni

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