lunedì 27 maggio 2013

1972: Dracula Colpisce Ancora!

Titolo: 1972: DRACULA COLPISCE ANCORA! (Dracula A.D. 1972)
Regia: ALAN GIBSON
Soggetto: DON HOUGHTON
Sceneggiatura: DON HOUGHTON
Interpreti: PETER CUSHING (Van Helsing), CHRISTOPHER LEE (Dracula), CHRISTOPHER NEAME (Johnny Alucard)
Durata, Col., Orig.: 96’, C, GB
Produzione: HAMMER
Anno: 1972

TRAMA
1872, Londra. Sul tetto di una carrozza, a Hyde Park, l’ultimo scontro tra Dracula e Lawrence Van Helsing si concluse con la morte di entrambi. Un giovane (Christopher Neame), giunto a cavallo, raccolse l’anello del conte e le sue ceneri, per seppellirle in un angolo sconsacrato del cimitero di San Bartolph in cui venne inumato il suo nemico.
Cent’anni dopo. Per assistere al concerto degli Stoneground, un gruppo di hippie si è imbucato in una festa e porta grande scompiglio negli ospiti. Sfuggiti alla polizia, i giovani si ritrovano al Cavern, un bar di Chelsea, dove Johnny Alucard (ancora Christopher Neame) propone come antidoto alla noia una messa nera.



Convinti gli amici, dà loro appuntamento alla chiesa sconsacrata di San Bartolph, presso la riva del fiume. Giunta sul luogo con il fidanzato Bob (Philip Miller), Jessica (Stephanie Beacham) rimane sconvolta quando legge su una lapide nel cimitero della chiesa il nome del trisavolo Lawrence Van Helsing. All’interno, comunque, è tutto pronto e il rito comincia. Dall’altare Johnny fa sistemare gli amici attorno ad un cerchio magico e chiede udienza alla “satanica maestà”, invocando tutta una genealogia demoniaca, da Asmodeo, a Belzebù, a Lucifero, per finire con il conte Dracula. Per il “battesimo del morto che cammina”, Johnny chiama Jessica, che però rifiuta. Al suo posto viene scelta Laura (Caroline Munro), che viene bagnata con il sangue dell’officiante misto alla cenere di Dracula.



Alla vista del sangue Laura si getta a terra sconvolta e urlante, mentre i ragazzi terrorizzati fuggono. Intanto, dalla nebbia della tomba, esce Dracula in carne, ossa e canini.
Il giorno successivo la polizia trova il corpo di Laura dissanguato e l’ispettore Murray si rivolge all’esperto professore Lorrimer Van Helsing per un consulto e per chiarire il coinvolgimento della nipote Jessica. Il professore gli suggerisce la possibilità dell’azione di un vampiro. Sentendo poi il nome Alucard, palindromo di Dracula, Van Helsing comprende che questo è un discepolo del conte. Entrato con Bob nelle schiere dei non-morti, Johnny riesce a rapire Jessica e la consegna a Dracula. Viene poi viene messo fuori gioco da Van Helsing. Il nonno ritrova la ragazza sull’altare della chiesa, vittima di un torpore ipnotico. Deve attendere la notte perché venga risvegliata da Dracula, prima di poterlo affrontare, armato di acqua santa, pugnali d’argento e paletti di legno.



CRITICA
Per quanto al botteghino fu un vero fiasco e all’epoca venne molto criticato,1 rivisto oggi 1972: Dracula colpisce ancora!, nonostante qualche ingenuità di sceneggiatura, risulta un ottimo horror, allucinato, serrato, che trascina in un vortice orrifico di notevole impatto emotivo e visivo. Non manca qualche momento di sano splatter e le solite scollacciature in stile Hammer, tra pregevoli scenografie: molto bello, ad esempio, il set gotico con le rovine della chiesa e le arcate, che ricordano i paesaggi di Friedrich.
Attenta e dinamica la regia di Alan Gibson (1938-1987), che non perde un colpo e ci offre un «divertente documento d’epoca»,2 portandoci a spasso nei meandri più oscuri della Londra dei Seventies, tra occultismo, concerti e feste a base di sesso e droga. Notevole, in particolare, la scena della messa nera, delirante e allucinante rito a cui i protagonisti prendono parte al ritmo di una musica ipnotica, lasciandosi andare ad un’estasi sensuale (forse) indotta dall’uso di stupefacenti. Vi svetta istrionico sul presbiterio il sacerdote Alucard, che coinvolge e precipita in un incubo i suoi amici, per poi tradirli in una folle ricerca di potere infernale.



Davvero eccellente l’interpretazione di Christopher Neame, attore dalla curiosa e forse non casuale somiglianza con il Malcolm McDowell di Arancia Meccanica, uscito poco prima nel 1971 (d’altra parte il Cavern Bar non può che riportare alla mente il Korova Milk Bar kubrickiano). All’epoca corse pure voce che Neame dovesse ereditare il mantello nero di Lee, ma il flop al botteghino lo allontanò dal mondo dell’horror.3
Christopher Lee, alle ricerca di vendetta, offre un’altra grande performance: poche le sue battute, ma riesce comunque a trasmette sulla pellicola una «bramosia insieme elegante e ferina», con il consueto distacco aristocratico e la tristezza del personaggio.4



Ben caratterizzato anche l’ispettore Murray, che agisce sulla base di un pragmatismo e di una logica stringenti. Si preoccupa del giudizio dei superiori, ed è giustamente scettico sul sovrannaturale, ma ha abbastanza buon senso da nutrire fiducia in Van Helsing. E come potrebbe non credere a questo professore dal volto malinconico e segnato, dall’espressione serissima (Peter Cushing mostra qui un «viso scavato e l’aria provata e fragile – cui accompagna però la consueta tenacia di Van Helsing»5)? Il professore gli spiega paziente: «Esiste il male in questo mondo e ci sono cose terribili, che talvolta riusciamo a intravedere. Ma ci sono angoli oscuri, orrori quasi impossibili da immaginare anche negli incubi più paurosi. Satana esiste».



Viene qui tracciata, tra l’altro, un’intrigante genealogia dei Van Helsing, famiglia che ha una «tradizione di ricerca nell’occulto».6 E viene ulteriormente sviluppata la mitologia vampirica della Hammer: come anticipato in Una messa per Dracula e in Le spose di Dracula (in cui Van Helsing parlava di «un’antica religione pagana in lotta con il cristianesimo»), il vampirismo viene mostrato come un vero e proprio culto, un «rito antico che si celebrava all’alba dei tempi». Gli adepti lo tramandano, per mezzo dell’anello e dei resti di Dracula. Ne viene suggerita anche un’intima connessione con il satanismo, che passa attraverso la musica rock, la droga e il sesso: forse per questo attira così tanto i giovani.

NOTE
1. Il film nasceva dall’idea di realizzare un Dracula di ambientazione moderna, sull’onda del successo di Yorga il vampiro di Bob Kelljan (cfr. Franco Pezzini e Angelica Tintori, Peter & Chris. I Dioscuri della notte, Gargoyle, 2010, p.286).
2. Franco Pezzini e Angelica Tintori, The Dark Screen. Il mito di Dracula sul grande e piccolo schermo, Gargoyle, 2008, p.593.
3. Ibid. , p.621, n.52.
4. Ibid. , p.599.
5. Ibid. , p.594.
6. Come osservano Pezzini e Tintori, il ciclo di Dracula della Hammer è almeno in parte anche il «ciclo dei Van Helsing» (Ibid. , p.451).




Risorse Web:
Scheda di Imdb
Il sentiero delle Ombre Lunghe di Franco Pezzini
Peter Cushing, ascetico Van Helsing
 

domenica 26 maggio 2013

Le Spose di Dracula

Titolo: LE SPOSE DI DRACULA (The Brides of Dracula)
Regia: TERENCE FISHER
Soggetto: JIMMY SANGSTER
Sceneggiatura: JIMMY SANGSTER, PETER BRYANT, EDWARD PERCY, ANTHONY HINDS
Interpreti: PETER CUSHING (J. Van Helsing), DAVID PEEL (Barone Meinster), YVONNE MONLAUR (Marianne Danielle)
Durata, Col., Orig.: 85’, C, GB
Produzione: HAMMER, HOTSPUR
Anno: 1960

TRAMA
Transilvania, tardo XIX secolo. Il conte Dracula è morto, ma i suoi discepoli continuano a divulgare il suo culto sanguinoso nel mondo.
La giovane parigina Marianne Danielle (Yvonne Monlaur) sta viaggiando alla volta di Badstein, diretta al collegio femminile dei Lang, dove ha avuto un incarico per insegnare francese e comportamento. A sua insaputa, durante una sosta per liberare la strada, dietro alla carrozza sale un misterioso uomo vestito di nero (Michael Mulcaster). La diligenza fa scalo in un piccolo villaggio presso il castello di Meinster, e Marianne ne approfitta per ristorarsi alla locanda del Cinghiale d’oro. L’uomo in nero dà delle monete al cocchiere, che parte in tutta fretta lasciando la giovane a piedi. Poi si affaccia alla porta del locale, che si svuota in pochi secondi di tutti gli avventori, mentre il locandiere Johann (Norman Pierce) nega di avere stanze libere. Poco dopo, in attesa della cena, Marianne vede entrare una distinta e anziana signora, vestita austeramente di nero e rosso. È la baronessa Meinster (Martita Hunt), che nota la difficoltà della giovane e la invita a passare la notte al castello.


Dalla sua stanza, Marianne vede un giovane (David Peel) su una terrazza più in basso. A cena la baronessa le spiega che si tratta del figlio, malvagio e malato di mente, che tutti credono morto. La notte, Marianne scorge il barone sul cornicione e lo raggiunge nel salone. Lui le mostra la catena con cui è tenuto prigioniero e le racconta che la baronessa lo ha fatto credere morto per mettere le mani sulla sua eredità. Marianne gli crede e accetta di aiutarlo. In una sequenza mozzafiato, si introduce nella stanza della baronessa, trova la chiave della catena e la consegna al barone.
Più tardi, la domestica Greta (Freda Jackson) mostra a Marianne il risultato del suo gesto: la baronessa è morta, uccisa dal figlio. La giovane scappa e viene ritrovata nel bosco, il mattino successivo, da Van Helsing, che più tardi la accompagna al collegio. Lo scienziato è giunto al villaggio perché chiamato da padre Stepnik (Fred Johnson), che sospetta i Meinster di vampirismo.


Ora che il barone è libero, cadono le prime vittime. Ma la baronessa, la figlia di Hans (Marie Devereux) e Gina (Andrée Melly), una collega di Marianne, tornano come vampire: è la prova che Meinster è uno dei non-morti. Il barone evidentemente non è ancora soddisfatto di avere solo due spose vampire (che vediamo risorgere in bianchi sudari nuziali), e si propone a Marianne, che, ignara della sua natura, accetta di sposarlo.
Per Van Helsing la lotta è durissima: per salvare la fanciulla dovrà affrontare le due vampire, la folle Greta e soprattutto il barone Meinster, che nel vecchio mulino riesce a vampirizzarlo…



CRITICA
Spesso si è parlato di questo film più per l’assenza di Christopher Lee (dovuta a mancati accordi con la Hammer) che per la sua qualità. E questo nonostante si tratti di un vero capolavoro del cinema gotico, «sontuoso, visivamente molto ricco, narrativamente pieno di sottigliezze e di torbide suggestioni» e «di una bellezza struggente».1
Certo, manca l’epico, elettrico confronto tra Lee e Cushing, ma per alcuni aspetti Le Spose di Dracula si può considerare anche superiore a Dracula il Vampiro: c’è una maggiore padronanza registica di Terence Fisher (l’estetica si fa più raffinata e definita), la trama è più lineare, il piano più umano del racconto coinvolge maggiormente e c’è una pregevole attenzione ai dettagli (azzeccatissimi i riferimenti al folklore, ad esempio nella reazione dei cavalli alla vicinanza di un vampiro).
I personaggi secondari sono tratteggiati magistralmente, come Meinster, «vampiro con la faccia di bambino» e membro di un’aristocrazia corrotta, e la serva pazza Greta, levatrice infernale che incoraggia la neovampira ad uscire dalla tomba con le sue forze.


I complessi rapporti tra i personaggi permettono molteplici chiavi di lettura: «tra tensioni edipiche, allusioni sessuali, simbolismi sul parto (la catena-cordone ombelicale) e sul motivo del reclamare una famiglia (le “spose” del vampiro), The Brides of Dracula rappresenta ovviamente un ghiotto oggetto di interpretazioni psicanalitiche».2
Altrettanto riuscito il personaggio della baronessa: triste, patetica, commovente per la sua solitudine e il suo dramma. «Può essere felice un pazzo?», si chiede pensando al figlio, madre infelice che non esita ad abbracciare il male per la sua prole. Ma in realtà sarebbe ben felice di accettare il conforto del Signore, se solo potesse. Tutto sommato è una vittima, che accetta di buon grado di espiare i suoi peccati.


Ma, più che la religione, è la scienza “illuminata” a portare conforto: non a caso sarà Van Helsing ad operare l’«intervento taumaturgico». La religione è usata, come nel film precedente, più come un’arma: «gli attrezzi sono religiosi, ma il loro utilizzo è esclusivamente secolare».3 D’altra parte i membri del clero si dimostrano assolutamente inadeguati di fronte all’avvento del sovrannaturale, oltre che privi di riguardo per le vittime del vampiro. Padre Stepnik, ad esempio, non esita ad ammonire duramente Hans, che ha appena perso la figlia: «Devi far conto che quella ragazza non sia mai stata tua figlia. Non è più tra i vivi e nemmeno tra i morti, che Dio ci aiuti!». E nega al povero cristiano di lasciarla sepolta in terra consacrata.
La prima parte del film è un vero tuffo nell’incubo per la protagonista Marianne e per lo spettatore, e risulta funzionale la parte centrale di alleggerimento (in particolare con i personaggi del dottor Tobler e del direttore del collegio Lang). Nella seconda parte del film, Peter Cushing domina incontrastato la scena, con una interpretazione «di grande confidenza, sottile e atletica».4 Lo scienziato dimostra grande premura e calore umano, ma sa essere duro e deciso quando serve (ad esempio con Marianne, per scoprire dove si nasconde Meinster). Qui il nemico di Van Helsing non è solo il barone, ma un vampirismo tribale, di gruppo, da cui viene temporaneamente contaminato egli stesso. Egli si trova al centro di un vero conflitto generazionale, in cui ricopre un ruolo paterno, mediatore «tra la severità dei genitori (che non funziona) e i costumi rilassati dei giovani (che li mettono nei guai)».5


In definitiva Cushing è l’insuperata incarnazione del personaggio di Van Helsing (sebbene altri attori ci abbiano regalato performance memorabili in questo ruolo), a differenza del suo collega Lee, la cui maschera di icona draculesca ha sempre dovuto rivaleggiare prima con Lugosi e poi con Oldman.

NOTE
1. Rudy Salvagnini, Dizionario dei film horror, Corte del Fontego, 2007, p.673.
2. Franco Pezzini e Angelica Tintori, The Dark Screen. Il mito di Dracula sul grande e piccolo schermo, Gargoyle, 2008, p.455.
3. Franco Pezzini e Angelica Tintori, Peter & Chris. I Dioscuri della notte, Gargoyle, 2010, p.246 (citazione da Harry Ringel, I doppi di Terence Fisher, in “Cinéfantastique” n.43, 1975).
4. R.Salvagnini, Dizionario dei film horror, cit., p.673.
5. Ken Gelder, Incontri col vampiro. Dalla Transilvania a Hollywood, Red Edizioni, 1998, p.157.




Risorse Web:
Scheda di Imdb
The UK Peter Cushing Appreciation Society
Peter Cushing, ascetico Van Helsing
 

sabato 25 maggio 2013

Dracula il Vampiro

Titolo: DRACULA IL VAMPIRO (Dracula)
Regia: TERENCE FISHER
Soggetto: BRAM STOKER, JIMMY SANGSTER
Sceneggiatura: JIMMY SANGSTER
Interpreti: PETER CUSHING (Van Helsing), CHRISTOPHER LEE (Dracula)
Durata, Col., Orig.: 82’, C, GB
Produzione: HAMMER FILM PRODUCTIONS
Anno: 1958

TRAMA
3 maggio 1885. Jonathan Harker (John Van Eyssen), «studioso di chiara fama», sta raggiungendo il castello del conte Dracula a Klausenburg, dove ha ottenuto un incarico come bibliotecario (in realtà il suo intento è di porre fine al regno di terrore instaurato dal conte, che egli sa essere un vampiro). Al castello non c’è nessuno ad accoglierlo, ma Harker trova una tavola imbandita, un camino acceso e una lettera di Dracula, che si scusa per la sua assenza. Poco dopo entra una donna (Valerie Gaunt), che chiede aiuto all’ospite dicendosi prigioniera e fugge quando sopraggiunge Dracula.



Più tardi, la donna lo morde al collo, rivelandosi una vampira,1 ma viene scacciata dal conte. Il giorno dopo, Harker trova in cantina dei sepolcri in cui giacciono i due non-morti. Pianta un paletto nel cuore della vampira, che – in un’inquietante sequenza – assume le sembianze di una vecchia. Ma intanto è calato il buio e Dracula, ormai sveglio, sorprende Harker.
Nella locanda di Klausenburg giunge il dottor Van Helsing, alla ricerca di Jonathan. Ottenuto il diario del suo amico e collega, il dottore lo trova al castello, trasformato in vampiro, mentre Dracula fugge su un carro funebre.
Van Helsing si reca a Carlstadt per portare la notizia della morte di Jonathan alla fidanzata Lucy Holmwood (Carol Marsh). Lucy è a casa del fratello Arthur (Michael Gough) e della moglie Mina (Melissa Stribling), ammalatasi da qualche giorno di un male che ha lasciato interdetto Seward, il medico di famiglia (Charles Lloyd Pack). Van Helsing trova su di lei il marchio di Dracula, e dispone che la stanza sia riempita di fiori d’aglio. La notte, però, questi vengono tolti dalla cameriera (Olga Dickie) e al mattino la ragazza viene trovata morta. Il giorno dopo Arthur deve accettare la realtà: Lucy è diventata una vampira. L’animo di Holmwood torna sereno quando vede che il “trattamento” di Van Helsing riporta la pace sul volto di Lucy, finalmente restituita alla morte, in una scena di alta intensità drammatica. Ma a questo punto è Mina a rischiare la vita e l’anima, e sarà compito di Van Helsing e Holmwood scovare e sconfiggere Dracula.


CRITICA
Dracula il vampiro è una delle pellicole più citate e apprezzate del genere horror, non solo perché ha fatto la storia del genere, ma anche per la qualità di un film, «elegante, selvaggio, struggente»,2 che resiste inossidabile alla prova del tempo.
Ottima, innanzi tutto, la regia di Terence Fisher (1904-1980), la cui perizia ci ha regalato sequenze memorabili: tra tutte, la scena in cui Van Helsing brucia la fronte di Lucy con la croce e quella dell’esecuzione della prima sposa di Dracula, di cui lo spettatore scorge solo l’ombra proiettata sul muro, dopo aver visto i vampiri nelle bare con le labbra sporche di sangue. Non sono molti i dialoghi, e l’atmosfera del film è dovuta in buona parte alle inquadrature e alla musica incalzante di James Bernard, efficaci nel produrre un effetto di mistero e suspense. I colori realistici usati da Fisher (coadiuvato dal fotografo Jack Asher) sono principalmente turchesi e neri, abbondantemente schizzati di rosso sangue.


Jimmy Sangster (1927-2011) curò la sceneggiatura, riprendendo solo in parte le vicende del romanzo (questa è comunque a detta di molti la trasposizione più fedele allo spirito originale dell’opera di Stoker), ma riuscendo in ogni caso a sviluppare un buon intreccio e a calare nell’atmosfera dell’Inghilterra vittoriana, «Paradiso perduto del fantastico».3
Il successo del film fu dovuto anche alle formidabili performance dei due protagonisti, Lee e Cushing, coadiuvati da ottimi interpreti quali Michael Gough, John Van Eyssen, Carol Marsh. Lee e Cushing, «dioscuri della notte», incarnano i due poli opposti del Male e del Bene: da un lato il Mostro portatore di Caos, dall’altro l’Eroe restauratore dell’Ordine cosmico.4
Peter Cushing (1913-1994) è un Van Helsing distinto, elegante e di buone maniere, ma anche implacabile e determinato nel combattere il male. È il degno rappresentante di un mondo scientifico illuminato (ben distante dalla misera scienza dei medici di provincia) che non concede spazio all’incredulità: l’esistenza dei vampiri non viene mai messa in discussione (siamo nei territori del Meraviglioso) e sin dall’inizio lo scienziato riconosce che «non si tratta di superstizione». Qui «non c’è spazio per visioni oniriche, esperienze incerte, verità non verificabili: il vampiro è materia per medici e biologi, non per filosofi o teologi»5 (anche se nel successivo Le spose di Dracula scopriamo che Van Helsing è dottore in filosofia e teologia, oltre che professore in metafisica). Molte le sfaccettature che Cushing riesce a dare al suo personaggio: notevole in particolare la scena dell’esecuzione di Lucy vampira, che il dottore accetta di uccidere subito, rinunciando al proposito di usarla come esca perché mosso a pietà dal dolore di Arthur. D’altra parte il rigore morale di un Van Helsing «ascetico» è l’unico vero antidoto alla carica erotica del vampiro.


Dal canto suo, Christopher Lee (1922) è «a tutt’oggi il Dracula più stokeriano della storia del cinema»,6 non solo per la corrispondenza fisica, ma anche per la personalità magnetica, per il mix di gelo e carica erotica, per l’aria di minacciosità. Il Dracula, come lo intende Lee, è un personaggio «piuttosto umano, con una terribile solitudine del Male».7 Ma anche dalla presenza scenica imponente, infusa di una «seduttività del tutto nuova, insieme erotica e ferina», e «spaventoso liberatore delle donne vittoriane del ceto medio».8
Sul cruciale, velato erotismo della pellicola, Fisher dichiarò: «non trascuro né l’aspetto freudiano, né quello sessuale; bisognava mostrare, in Dracula, sia la passione, il fascino provato dalle vittime per il loro carnefice, sia la repulsione».9


Inoltre con questo film e con le altre produzioni Hammer coeve, l’horror guadagnava finalmente una sua estetica: «Se il cinema vampirico e horror americano aveva abituato a guardare l’orrore da una porta socchiusa [...] ora la porta è spalancata: il sangue sgorga rosso, i morsi lasciano piaghe evidenti, l’impalamento del vampiro è ripreso in primo piano».10

NOTE
1. Valerie Gaunt è la prima vampira del cinema a mostrare i canini (cfr. Fabio Giovannini, Il libro dei vampiri. Dal mito di Dracula alla presenza quotidiana, Dedalo, 1997, p.52).
2. Rudy Salvagnini, Dizionario dei film horror, Corte del Fontego, 2007, p.229.
3. Franco Pezzini e Angelica Tintori, Peter & Chris. I Dioscuri della notte, Gargoyle, 2010, p.76.
4. Ibid., p.97.
5. Ibid., p.87.
6. Franco Pezzini e Angelica Tintori, The Dark Screen. Il mito di Dracula sul grande e piccolo schermo, Gargoyle, 2008, p.231.
7. F.Pezzini e A.Tintori, Peter & Chris, cit., p.77.
8. Ibid., p.91 (citazione da M.A. Miller, Christopher Lee and Peter Cushing and Horror Cinema, McFarland, 1995).
9. Maurizio Fantoni Minnella, Morire di piacere. Il mito del vampiro nel cinema, GS Editrice, 2000, p.110.
10. F.Giovannini, Il libro dei vampiri, cit., pp.54-55.




Risorse Web:
Scheda di Imdb
Hammer Films
Peter Cushing, ascetico Van Helsing
 

Il centenario di Peter Cushing, ascetico Van Helsing

Il 26 maggio 1913 nasceva a Kenley, nel Surrey, Peter Cushing. Domani ricorre il centenario dell’evento, e per celebrarlo degnamente, la Libera Università dell’Immaginario ha ideato la Festa delle Ombre Lunghe. Quale contributo all’iniziativa e tributo al grande artista, proponiamo uno speciale su uno dei suoi personaggi più riusciti e amati: il dottor Van Helsing. Cushing lo interpretò in cinque pellicole, che esamineremo una per una:

- Dracula il vampiro (Terence Fisher, 1958)
- Le spose di Dracula (Terence Fisher, 1960)
- 1972: Dracula colpisce ancora! (Alan Gibson, 1972)
- I satanici riti di Dracula (Alan Gibson, 1973)
- La leggenda dei 7 vampiri d’oro (Roy Ward Baker, 1974)

Risorse Web:
Festa delle Ombre lunghe
Libera Università dell’Immaginario
Peter Cushing, l’ambiguità e l’orrore di Franco Pezzini
Peter Cushing, ascetico Van Helsing